Quando lo sport non è più sport

Premetto che nel momento in cui scrivo non è stata ancora accertata la dinamica dei fatti che hanno portato alla tragica morte del tifoso della Lazio Gabriele.

Detto questo e convinto del fatto che l’episodio non abbia niente a che vedere con il calcio (almeno fino a prova contraria) mi piace spendere due parole per quello che è successo subito dopo negli stadi italiani.

Non mi va di cercare i colpevoli e le cause; ci sono già professionisti che se ne occupano. Vorrei invece dire che cosa si potrebbe (dovrebbe) fare per combattere con efficacia la violenza negli stadi.

Non è possibile che in Scozia un tifoso entri in campo per sbeffeggiare Dida e si trovi bandito dagli stadi a vita mentre in Italia dei teppisti si permettano di distruggere un vetro antinvasione con un tombino, attacchino la polizia o facciano le risse in autogrill e rimangano a piede libero.

Occorre una legge ad hoc che preveda quanto segue: 1) divieto assoluto per tutte le società di finanziare qualsiasi gruppo ultrà (la mancanza di fondi ridurrebbe sensibilmente tutto il materiale comprato per delinquere); 2) controlli serrati all’ingresso degli stadi: la società che non fornisce il proprio impianto di gioco di metal detector non può partecipare al campionato di qualsiasi categoria (non importa se si creano file all’ingresso, se a qualcuno non va bene stia pure a casa come fa il sottoscritto); 3) stewards in ogni parte delle gradinate che, assieme alle apposite telecamere, permettano di individuare i facinorosi e di segnalarli alle forze dell’ordine; 4) (diretta conseguenza del n.3) processo per direttissima alle persone individuate come colpevoli di reati all’interno dello stadio e applicazione di sanzioni severissime (ostracismo dagli stadi, multe salate, reclusione graduata a seconda della gravità del fatto…); 5) autorizzazione ai poliziotti, in caso di emergenza, di intervenire con la forza, senza mezze misure.

Se si vuole risolvere il problema bisogna essere decisi e anche duri, senza guardare in faccia a nessuno. Deve prevalere la sicurezza delle persone per bene sull’incolumità o il diritto dei delinquenti di andare allo stadio

Published in: on novembre 12, 2007 at 10:27 am  Comments (1)  

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One CommentLascia un commento

  1. L’uccisione del povero ragazzo romano sarebbe potuta avvenire in qualsiasi altro luogo, ma ciò che conta è il motivo: arrivare a litigi per il calcio dimostra ancora una volta l’intolleranza, in senso lato, di molti italiani.

    Neanche il terrorismo e la mafia sono arrivati, in tempi recenti, a creare lo scompiglio, e, appunto, il terrore, che domenica scorsa ha pervaso l’Italia.

    Bisogna completamente estirpare tutti quelli che delinquono: lo stadio non è una zona franca in cui sfogarsi in maniera violenta col pretesto del tifo!


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